Smartwatch cinese esplode sul polso e ustiona un bimbo

«Il mio orologio brucia! Il mio orologio brucia!». Si apre così la notizia apparsa in Svizzera su un episodio a dir poco spiacevole capitato ad un bambino di otto anni. Lunedì scorso il giovinetto stava indossando per la prima volta uno smartwatch, quando il dispositivo ha cominciato a scottare. E pieno di paura, il piccolo è corso a chiedere aiuto alla nonna che glielo aveva regalato. «Gliel’ho immediatamente tolto, il suo polso era rosso e si era formata una grande vescica» racconta la donna di Losanna. «La batteria era aperta». Il bambino ha riportato un’ustione di secondo grado. «Per fortuna l’abbiamo potuta trattare con una crema presa in farmacia». E quindi nel frattempo il bambino sta di nuovo bene. «Ma al momento non ne vuole più sapere nulla di un orologio del genere».

Si trattava di uno smartwatch Shenzhen Sanki Genesis Electronics Q72 che la nonna aveva acquistato tre settimane prima su Joom.com, un portale lettone che vende prodotti cinesi a prezzi stracciati. Joom ha nel frattempo avviato un’indagine sull’accaduto: «A seguito della segnalazione del cliente abbiamo immediatamente tolto il prodotto dalla vendita e abbiamo inoltrato un reclamo al venditore» ha affermato la portavoce Daria Nikolaeva. Per ora non è comunque nota la causa dell’episodio. «Forse si tratta di un difetto di produzione. Possono anche essere presi in considerazione fattori esterni».

Purtroppo casi del genere possono accadere con tutte le marche, anche note. La nonna del ragazzino è riuscita ad ottenere un rimborso oltre alla copertura delle spese in farmacia. Le piattaforme asiatiche stanno crescendo. E allo stesso tempo aumentano anche i casi relativi a prodotti danneggiati. A fare il punto Sara Stalder, direttrice di una Fondazione per la protezione dei consumatori in Svizzera. «Gli articoli più criticati rientrano nelle categorie dei giocattoli e dell’elettronica». Per il consumatore è difficile capire quali prodotti siano sicuri. «Non soltanto in Cina, ma anche nell’Unione europea e in Svizzera spesso vengono messi sul mercato articoli non verificati». E un richiamo avviene quando accade qualcosa.

La marcatura CE, come spiega Stalder, dichiara la conformità del prodotto secondo la direttiva europea. «Ma non è garanzia di qualità e quindi non significa che il prodotto sia verificato prima che venga messo sul mercato». Nemmeno il prezzo è un buon indicatore: spesso la durata di vita di un prodotto caro non sarebbe diversa da uno low-cost. A dire il vero, al contrario, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, episodi del genere si verificano maggiormente con prodotti d’importazione, spesso acquistati tramite piattaforme web non verificate. Ed, in tal senso, può ritenersi fortunata la nonna svizzera che ha ottenuto un rimborso ed un risarcimento che hanno dimostrato la serietà del portale da cui era stato acquistato il dispositivo. Insomma: come ripeteremo sino a stancarci noi dello “Sportello dei Diritti”, quando si compra in rete è sempre bene acquistare prodotti di qualità e da siti che forniscono tutte le garanzie a tutela del consumatore, compreso quella essenziale di vedersi riconosciuto il diritto al rimborso o alla sostituzione del bene ed il risarcimento di eventuali danni subiti a causa dei difetti del bene acquistato.

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