Italia, nel 2021 venduti orologi da polso per 1,86 miliardi (-11% sul 2019)
Il mercato italiano degli orologi da polso nel 2021 vale circa 1,86 miliardi di euro, con una crescita del 23% sul 2020, l’anno della pandemia.
Questa è la stima resa nota da ASSOROLOGI in collaborazione con GfK Italia sulla base di un’analisi comparativa delle diverse fonti di informazione disponibili, tra cui l’indagine mensile realizzata da GfK per monitorare le vendite di Orologi da parte dei punti di vendita (Retail Panel), la ricerca annuale che la stessa GfK realizza per conto dell’Associazione sugli acquisti di orologi da polso da parte del consumatore italiano (Consumer panel), i dati relativi all’interscambio con l’estero forniti da ISTAT e dalla Federazione dell’industria dell’orologeria svizzera.
Il dato, che conferma l’auspicato “rimbalzo” dopo la profonda depressione del 2020, non ha pareggiato il dato del 2019, rispetto al quale resta ancora da colmare un gap pari all’11%, ma considerando la perdurante totale assenza di turismo internazionale e la desertificazione delle grandi città in buona parte dell’anno, la performance del mercato resta certamente positiva ed incoraggiante.
Sulla base dell’indagine “Consumer 2021” dedicata al consumatore italiano (indipendentemente dal canale d’acquisto) gli orologi acquistati sono 5,8 milioni (+2,2% rispetto al 2020) mentre l’indagine “Retail” dedicata al canale orologerie (indipendentemente dalla nazionalità dell’acquirente) si attesta su circa 4,6 milioni di pezzi (+13,7%).
Questo dato conferma che dopo un travagliato 2020 connotato da lunghi periodi di chiusura delle attività commerciali “fisiche”, nel 2021 il canale tradizionale si sta riprendendo con un certo vigore.
Resta estremamente importante il canale Internet, che dopo l’imponente balzo registrato lo scorso anno, nel 2021 scende leggermente facendo registrare il 38,4% di vendite a quantità, a dimostrazione che il prodotto “orologio” richiede, soprattutto per le fasce più alte, la presenza attiva del canale fisico. Le vendite transitate dal web (siti ufficiali, aste e commercio elettronico) a volume erano il 39,5% nel 2020 ed il 31,7% nel 2019.
A valore, il canale web nel 2021 vale il 27,2% del mercato (contro il 30,4% del 2020 ed il 21,2% del 2019).
Il canale Gioiellerie ed orologerie (tradizionali o ubicate all’interno di un centro commerciale) reagisce alle perdite del 2020 dovute alle chiusure dei negozi. Nel 2021 da questo canale è transitato il 44% delle vendite a quantità (era il 41% lo scorso anno ed il 47% nel 2019) ed il 56% a valore (era il 51% lo scorso anno ed il 52% nel 2019).
I driver di acquisto più importanti si confermano il design (30,3%), la marca (29,7%) e il prezzo (23,5%).
Chiude la ricerca un focus sul segmento “Smartwatch”, che evidenzia un bacino crescente di possessori costituito da circa 9 milioni di italiani (erano 7,7 milioni lo scorso anno). Si tratta di prodotti prevalentemente acquistati online (34,8%) o nel canale fisico dell’elettronica (25%) e solo marginalmente nelle orologerie tradizionali (4,5%).
Confermata la buona propensione all’acquisto futuro di un prodotto di questo tipo (33% contro il 35% dello scorso anno).
«La ricerca sul mercato 2021 attesta l’evidente ripresa del mercato dopo l’anno oscuro della crisi pandemica acuta – afferma il Presidente ASSOROLOGI Mario Peserico – e anche se non abbiamo ancora recuperato tutto il terreno perduto, ci stiamo avvicinando ai livelli del 2019. Abbiamo quindi motivi di soddisfazione, anche alla luce del dato positivo relativo al canale orologerie e dell’assestamento delle vendite online.
Purtroppo, lo scenario politico ed economico globale non aiuta a rafforzare un ottimismo che solo pochi mesi fa era diffuso. La crisi sanitaria non ancora superata, gli eventi bellici sul fronte ucraino, la netta frenata delle previsioni di crescita economica e di aumento dell’inflazione rappresentano altrettanti motivi di preoccupazione.
Non è il momento di sbilanciarsi in previsioni impossibili da fare: esprimo l’auspicio che le crisi in atto possano rientrare in tempi brevi, consentendoci di riprendere il trend di crescita che stavamo faticosamente seguendo».